L’alunno furgoncino e l’alunno carrarmato – al Literacy Meeting Nazionale 2016

L’alunno furgoncino e l’alunno carrarmato

Una didattica enattiva per ridurre gli errori in educazione

di Fortunato Aprile

pubblicato nel 2012 per Armando Editore

Per il Complexity Literacy Meeting Nazionale 2016, Fortunato Aprile – insegnante, psicopedagogista sperimentale, direttore didattico, dirigente di Istituto comprensivo – presenta come Autore il Libro:

L’alunno furgoncino e l’alunno carrarmato. Una didattica enattiva per ridurre gli errori in educazione

Breve descrizione dei contenuti del Libro (dalla bandella laterale):

Rivolto ai professionisti dell’educazione, questo studio parte da un’analisi dei percorsi formativi esistenti, fino ad arrivare alla proposta di una didattica enattiva, genuina, naive, eticamente fondata sui processi della persona, volta a mediare le forme estreme del disciplinarismo nozionistico e del velleitarismo avventuristico. Una via necessaria per poter eliminare i modelli prodotti dalle riforme passate, ovvero quelli di “alunni furgoncino” , destinati alla sconfitta sociale e personale, e di “alunni carrarmato”. Questi ultimi, pur non subendo cambiamenti distruttivi, come ampiamente avviene invece per gli alunni furgoncino, costituiscono una vera sciagura sociale, costituendosi – in gran misura- in predatori delle pubbliche risorse. A questi è ragionevolmente urgente contrapporre consapevoli cittadini della convivenza civile. Come formarli è compito di una didattica a fondazione neurofenomenologica, nel senso di Francisco Varela e di Edgar Morin.

Ecco come Fortunato Aprile indica le possibili declinazioni in ambito sistemico di questo libro:

Quando Edgar Morin afferma che non è possibile una seria riforma dell’insegnamento, senza una contemporanea riforma della mente, del pensiero e della politica, indica una direzione di marcia che tocca esplorare, pena l’insignificanza delle professioni educative e formative. In tale prospettiva vengono coinvolte, oltre le scienze dell’educazione, le neuroscienze cognitive, nella loro specificazione neuroetica, la fenomenologia husserliana, nell’assunzione dell’epoché, per la quale si fa necessario condurre un’indagine sulle pratiche da accantonare. Ciò sia per comprendere che tipo di conoscenza esse rappresentino, sia per l’ipotesi di assumere la sua teoria del cominciamento da applicare al nesso fini-mezzi-fini.
In tale contesto, è di vitale importanza recepire quanto la psicologia della morale ha prodotto in ordine alla pratica dei dilemmi morali; pratica che rende possibile l’attività valutativa dei processi della persona nella co-costruzione della conoscenza; e rende praticabile il paradigma enattivo, per il quale ogni azione è conoscenza e ogni conoscenza è azione. Purché l’azione, dell’educatore come del politico, sia percettivamente guidata dall’etica, come suggerisce la prospettiva dell’enattivismo di Francisco Varela. La lettura del libro potrebbe rendere possibile un’autentica forma di “Buona Scuola”, ove ne venissero assunti i passaggi sopra riportati.
L’ostacolo è dato dal fatto che gli attori delle riforme sono dominati dalla struttura preventiva, quella che codifica all’infinito la replicanza del noto; e ciò che non è noto, come i possibili portati della struttura enattiva, genera timore e sospetto di perdita di tempo. E’ la complessità a generare timore e soccombere a tale apparente minaccia significa rinunciare –con l’amore- a ciò che rende saliente l’esistenza: l’emozione dell’indagine e della scoperta.
Dialogando con Edgar Morin, in un Convegno a Firenze nel 2007, qualcuno chiese: -Se nel lavoro d’insegnamento ci s’impegnasse –con specifiche pratiche didattiche- a cercare di ridurre l’ambiguità tra egoismo e altruismo, sarebbe questo un buon modo di affrontare la complessità? La risposta, affermativa, fu esplicitata in un suo intervento di oltre dieci minuti. Ad alcuni dei passaggi di quel discorso si è fatto sopra appena cenno.
E’ appena il caso di ricordare che la macro finalità formativa del sistema scolastico italiano è proprio quella di ridurre i livelli di egocentrismo -da bene intendere- in favore dell’emergere di atteggiamenti pro sociali.

Scarica la scheda del libro “L’alunno furgoncino e l’alunno carrarmato. Una didattica enattiva per ridurre gli errori in educazione”

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Sull’educazione enattiva – Leggi: “Chi sente cosa? L’educazione enattiva e le ridescrizioni a valenza neuroetica clicca qui!

Sul cervello e le emozioni – Leggi: “Segmenti di funzioni del cervello per L’educazione. Verso una neurodidattica enattiva” – clicca qui!

Sull’Etica , Neuroetica e sull’emergere della Coscienza – Leggi: “Quale Etica Per La Neuroetica?” – clicca qui!

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